L’evoluzione dello stile

Interviste

In principio era lo yoga. Poi Joseph Pilates ne ha carpito alcuni segreti e li ha sviluppati a modo suo, unendoli con le sue brillanti idee. Oggi, quasi per caso – ma nulla avviene veramente per caso – un ex ballerino, Jonathan Urla, ha riunito le due discipline in una sola, creando lo Yogilates. Nato dalla fusione delle due tecniche, lo Yogilates esalta le caratteristiche positive dell’una e dell’altra, sempre con il pensiero rivolto al corpo, ma soprattutto alla mente. Ecco, l’intervista esclusiva rilasciata a Pilatesmood dello stesso creatore dello Yogilates, Jonathan Urla.

Come è nata l’idea di Yogilates?

Dopo una carriera come ballerino professionista, sono stato un personal trainer di fitness e un triathleta. Dopo molti anni passati a gareggiare nel triathlon e a sollevare pesi, mi resi conto di aver perso moltissima della flessibilità e dell’agilità che erano le prerogative del mio fisico quando ballavo. Questo pensiero mi ha portato a meditare e a puntare ad un equilibro migliore tra corpo, mente e spirito. Così fu inevitabile iniziare a studiare a fondo lo yoga, disciplina che avevo praticato da ballerino: tutta l’ottica era molto diversa, non solo benefici fisici, ma anche mentali, grazie alla cura meticolosa della meditazione. Decisi che era indispensabile per me e per i miei studenti, per una miglior salute fisica e mentale. Il passo successivo, poco tempo dopo, fu quasi una logica conseguenza: iniziai a studiare Pilates. Questa disciplina mi ha sin da subito mostrato un modo differente di creare forza e consapevolezza di sé. Mi sono reso conto che tutto quel che facevo mi riusciva in maniera più facile, dall’andare in bicicletta al nuotare, ma anche nella vita di tutti i giorni. Avevo di nuovo guadagnato la mia flessibilità, la coordinazione e l’agilità: tutte qualità indispensabili, non solo sotto l’aspetto atletico, ma anche per il vivere quotidiano. Un giorno, quasi per caso, partecipai ad una classe di yoga dopo aver sostenuto una sessione di Pilates e mi accorsi subito che il mio corpo si era sentito magnificamente. Lo yoga è una disciplina piuttosto difficile di solito, perché richiede molta flessibilità e se fatta da freddi, o poco allenati, si rischia di farsi male. Invece col Pilates avevo preparato il mio corpo, scaldandolo perfettamente per gli esercizi dello yoga: mi aveva dato anche la corretta postura e la giusta posizione della spina dorsale. Alcuni giorni più tardi mi capitò l’esatto opposto: sostenni una sessione di Pilates, dopo una classe di yoga. Nuovamente fu molto più facile effettuare gli esercizi. Il mio corpo e la mia mente erano più rilassati e focalizzati. Mi gustai decisamente di più l’ora di Pilates, rispetto a prima. In quel momento esatto realizzai il mio progetto mentale: ognuna delle due tecniche aveva qualcosa che favoriva poi il lavoro con l’altra. Perché dunque non integrare le due discipline e, invece di praticarle in due ore successive, accorparle in un’unica lezione, sfruttando i vantaggi sia del Pilates, sia dello yoga.

Quali sono i punti di forza dello Yogilates?

L’aspetto più importante di Yogilates è che non combina solo gli esercizi di yoga e Pilates, ma anche le tecniche di ogni singola disciplina. Questo offre un effetto sinergico per chi vi partecipa: l’allenamento così è più completo e i benefici sono decisamente superiori ed è un modo molto efficiente per riuscire a trarre i vantaggi offerti singolarmente da yoga e Pilates. In modo particolare focalizza la mente e libera lo spirito: ha poi una serie di esercizi unici che sono stati creati appositamente per lo yogilates, per contribuire ad allenare il corpo in maniera più equilibrata, funzionale e dinamica. Questi esercizi sono una sfida anche per chi si allena in maniera professionale: i benefici anche in questo senso sono più che evidenti.

Nella creazione della tecnica è stato più importante lo yoga o il Pilates?

Utilizzo tutte le tecniche del Pilates e tutte quelle dello yoga. Ma non solo: mi affido anche alle ultime ricerche scientifiche sull’allenamento fisico e ai segreti della preparazione fisica dei ballerini professionisti. Direi che per quel che mi riguarda considero lo yogilates uno stile di yoga perché ogni seduta inizia e finisce con la meditazione ed è puntata principalmente sulla consapevolezza di sé. Il mio approccio filosofico viene più dallo yoga, ma senza l’aspetto esoterico legato all’induismo o alla cultura indiana originale.

Quali devono essere le caratteristiche di un bravo istruttore di Yogilates?

Per prima cosa va detto che lo Yogilates non è facile da insegnare. Gli istruttori devono seguire corsi di tre livelli e si richiede che siano molto preparati sia sul Pilates, sia sullo yoga. Io certifico gli istruttori solo dopo che questi ultimi hanno superato due esami e alcune valutazioni pratiche. In tutta sincerità nessuno al mondo può definirsi istruttore di Yogilates con un’infarinatura delle due tecniche e per il semplice fatto di aver letto il mio manuale, pubblicato anche in Italia. Ci vuole molto di più: è un percorso lungo e complesso che richiede molto impegno e molta capacità.

Che genere di attrezzatura è necessaria, in un centro, per allestire una classe di Yogilates?

Yogilates può essere insegnato con attrezzatura yoga di base: stuoie, coperte, blocchi, e connessioni. Io utilizzo, qualche volta, anche pesi leggeri per classi più avanzate.

Quali sono le prospettive future per lo Yogilates?

Io ho personalmente tenuto corsi preliminari per istruttori in paesi diversi del mondo e ho anche piani per insegnare maggiormente in Italia e per eventualmente certificare istruttori anche nel vostro paese. Ma è un processo molto lento, perché ritengo indispensabile che venga mantenuto un alto livello e un’altissima qualità. Il mio libro è stato tradotto in italiano e spero che presto anche i miei video siano così ben distribuiti anche in Italia. In autunno sto progettando un viaggio che tocchi Roma e Milano per far conoscere in maniera ancor più approfondita lo Yogilates.

di Ugo Bentivogli, tratto da Pilatesmood inserto di NT Professional a cura di Cristiana Zama,  marzo 2007